Me

Ho iniziato a fotografare perché c’è una bellezza nel mondo che va messa a nudo, va contemplata nella sua semplicità. Avevo 16 anni e le immagini che mi colpivano erano per lo più dipinti e disegni che accendevano la mia immaginazione riguardo alle forme e ai colori; le icone di mio padre, i manga e le illustrazioni di mio fratello. Quasi per caso, con una vecchia macchina dei miei genitori è iniziata la magia, la mia prima foto fatta con coscienza e stampata in camera oscura (donata da uno zio fotografo, Andrea Filippini) è stata delle ninfee nello stagno di casa. È ancora lì anche se l’emulsione fissata in modo maldestro ha un po’ ceduto il passo al tempo.
Oggi fotografo con più coscienza e più mestiere ma lo scopo è sempre il medesimo, esplicitare l’armonia che soggiace sotto la superficie della vita, sia essa quella di un artigiano, di un matrimonio o di un paesaggio, sempre con la stessa curiosità di quando ero solo un ragazzo con una vecchia macchina a pellicola.